martedì 11 agosto 2009

Impressioni

Oltrepasso il gate ed e' proprio la Tunisia. Non appena si aprono le porte, centinaia di persone davanti ai miei occhi, ammucchiate le une sulle altre, strette, decine di cartelli si affacciano sopra le loro teste, il mio nome da qualche parte, ma dove? Come sara' M.me "Z."?
La immagino. Grossa, velata in colori scuri, dalla pelle olivastra e gli occhi scuri e distanti, sorridente, premurosa, silenziosa, curiosa.
Eccolo, devo essere io: Immanuel, qualcosa del genere. Ho una zia di Barcellona che insiste a chiamarmi Emannuella, lettera piu' lettera meno. Dunque, sono io. "M.me Z.?" Chiedo. Sorride la mamma, mi bacia, e' piccola di corporatura, ha un cappellino bianco in testa (per ripararsi dal sole di mezzogiorno mi spieghera' poi, "il fait chaud, il fait tres chaud"...), la pelle chiara, gli occhi verdi, i capelli castani ricrescono sotto un falso biondo, e' stanca per l'attesa, subito mi dice che quel giorno era la seconda volta all'aeroporto e che ce ne sarebbe stata un'altra. Accanto a lei, silenzioso, un ragazzo magro magro dai lineamenti orientali. "Ahmed" si presenta timido. "Sara' il figlio" penso, "che bello una famiglia mista, magari il papa' e' chesso', cinese...".
Ahmed e' indonesiano, non si chiama Ahmed, rimarra' ancora pochi giorni prima di tornare a Londra dove vive con il suo nome reale. Quando partira' mamma Z. sara' molto triste. Ahmed e' anche lui come me uno studente, siamo fratelli. Entro in casa, siamo numerosi i primi giorni di passaggio tra il mese di luglio e quello di agosto. America, Inghilterra, Francia, Indonesia, Italia, Tajikistan, Germania, certo, Tunisia.
Papa' "M." lo incontro di sera, e' simpatico, discreto, colto, educato, di mentalita' aperta (occidentale che non sono altro).
No, non e' la famiglia tradizionale che pervade l'immaginario comune, tanto comune da essere anche il mio, tanto comune da far si che io immagini una M.me "Z." tanto lontana dalla vera "Z.".
Subito, dal primo momento mi faccio l'idea di questa come una famiglia opposta ad un'altra famiglia ideologica, quella del cous-cous nel pentolone e dell'agnello in giardino, dei veli e del Corano. E' come se prendessi M. e Z. e gli escludessi dall'essere tunisini autentici.
Stesso vale a dirsi per le localita' o le strutture turistiche, e' luogo comune dire o sentire frasi del tipo "Hammamet non e' la vera Tunisia", ci si sente grandi conoscitori dopo frasi del genere.
Tunisia invece, io credo sia tanto la famiglia detta tradizionale, quanto Z., M. o Hammamet.
"Autenticita'" e' una parola pericolosa.
Autenticita' come fissita' e' museo, e' incompatibile con una realta' dinamica, immaginare un mondo fisso e' deviante, l'idea di autentico come incontaminato e' inverosimile. Come puo' essere incontaminato il mediterraneo? Sono io forse italiana, da romana, nata e cresciuta in una metropoli, cosa ho io dell'Italia delle tradizioni popolari, della pizzica o della polenta?
Mi accorgo che cio' che mi distingue o mi caratterizza in generale, attinge solamente ai modi di esprimersi, alla lingua, ai gesti. A cio' che ho imparato ad essere.
Eppure, questo senso di diversita' ben presto sfuma e affiora una certa familiarita'. Inizio a riconoscere, dunque conoscere.
In un certo modo, sono a casa.
Tunisi come Roma, capitale, centro di interesse commerciale, traffico, ora di punta, passi affrettati sui marciapiedi, autobus affollati, centri commerciali, shopping, spesa, che ore sono?, bar.
Mi piace la tangibilita' di questa citta'. Tunisi e' viva, vissuta, esperibile. Penso a Montecarlo per contrasto. Montecarlo e' li', immobile, irraggiungibile, irreale, siedi in un bar con il croissant, tutto e' in ordine, pulito, perfetto, tutto e' fumo, cinematografico. Monaco resta negli occhi, nella memoria, come un bel dipinto, una cartolina.
Tunisi no. Tunisi entra nella pelle. Sudi, ti sporchi, bevi il te' a tutte le ore, ti fai spazio tra la gente...

Eppure...la liberta'?

1 commento:

  1. domande.
    similitudini, e diversità. quanto simili e quanto diverse?
    ogni cosa è due cose, opposte. conosciuto e ignoto, familiarità e novità, piacere e dolore. e così via nell'universo delle dualità.
    ti leggo col sorriso, credo lo stesso che avevi mentre scrivevi, e quello che hai mentre godi di ogni raggio di sole, di ogni pietanza, di ogni thè, di ogni persona, di ogni diversa similitudine che stai trovando.

    che bello manu!
    RK

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